
withChloé Caillet
La primavera elettronica à la française
Polistrumentista, direttrice creativa e producer, Chloé Caillet ha suonato i suoi set in quattro continenti diversi, riuscendo a far vibrare il terreno di luoghi leggendari come il Pikes, così come i festival conosciutissimi e amati come il Coachella, il Points e Glastonbury. Ha avuto residenza al Circoloco, ha suonato al Rumors, DC10 e ha aperto il palco principale dell’OFF Sonar nel 2022. Se fin’ora abbiamo parlato in codice e il vostro linguaggio è solo quello della moda vi basta sapere dove c’è un party di Miu Miu o una sfilata Louis Vuitton c’è Chloé Caillet con la sua elettronica à la française. Ma prima di tutto questo c’è stata New York, un parco, e una batteria. «Il mio primo ricordo legato alla musica risale a quando ero bambina, mio padre mi portava ad ascoltare la musica a Central Park, a New York. C'erano i batteristi che suonavano e io e mio padre che iniziavamo a ballare insieme. Poi un giorno ho pensato: "Papà, voglio suonare". Così ho iniziato a fare pianoforte all'età di sette anni.» Era solo questione di tempo prima che, anche noi, ci innamorassimo di Chloé. E come non farlo, a quattordici anni si è unita a una rock band chiamata The Clockworks ed era una regolare frequentatrice dei club parigini quando l’etichetta francese Ed Banger stava scrivendo le tendenze della musica elettro-francese.
Poi si è trasferita nella mecca culturale di Bristol, ve lo ricordate Skins? Qui Chloé ha scoperto le vibrazioni dei rave che accompagnano feste che vanno avanti fino all’alba. «Penso che ogni città in cui ho vissuto abbia avuto un maggiore impatto sui miei gusti musicali. Crescere a New York è stato sicuramente di grande ispirazione, perché è un crogiolo di tanti tipi di musica diversi. Dall'hip hop, al funk, al soul, al rock and roll, alla musica elettronica. C'è anche un'importante scena musicale jazz, insomma, c'è un sacco di tutto. Poi mi sono trasferita in Francia, questo Paese ha avuto un grande impatto sui miei gusti rock and roll, ed è qui che poi sono entrata nella scena della musica elettronica con la Ed Banger records». Poi è arrivato il Regno Unito, «qui ho conosciuto più drum and bass dubstep, la house e il break beat. Mi sembra che ogni Paese abbia il suo stile, in qualche modo diverso. E credo che, trasferirmi di città in città in età così giovane, mi abbia dato la possibilità di entrare in tantissimi club diversi e conoscere nuova musica. Oggi tutto questo fa parte del mio DNA musicale.»
DNA che si riflette anche nel look di Chloé che fin da quando era bambina ha osservato ciò che indossavano i suoi musicisti preferiti, che ovviamente erano quelli punk. «Credo che ci sia sempre stata una sinergia unica tra musica e moda. Sono due elementi che se si uniscono creano un'atmosfera unica. Mi piace molto esplorare la loro relazione, perché, in un certo senso, sono l’una sinonimo dell’altra.» Per i suoi look on e off-stage il punto più importante è essere a proprio agio. «Mi piace stare comoda, è sempre stata la mia caratteristica. Non porto i tacchi. Mi piace indossare abiti comodi perché quando fai la deejay sei sempre in piedi. Mi piace esprimere me stessa indossando abiti da uomo, o capi unisex. Mi piace anche indossare i colori. Spesso metto insieme cose che non vanno necessariamente bene. Ma le guardi e, in qualche modo, ti sembra che vadano bene. Mi piace. In qualche modo racconta una storia.» Dopo aver lavorato nell'industria musicale nella grande etichetta A&R e poi come figura significativa nella scena notturna di New York, Chloé è stata attratta dal lato più organico della scena musicale. «Finalmente noi donne siamo sedute nel posto giusto. Penso che la musica sia un settore in cui stia avvenendo un cambiamento importante, così come nella recitazione e anche negli studi di avvocati. Insomma, praticamente le aziende di tutto il mondo. Sto vedendo molte più donne dj, manager, produttrici, organizzatrici di eventi, promoter, bartender, insomma, è come se le donne si sentissero finalmente autorizzate a fare questi lavori. E credo che questo sia un ottimo momento per essere una donna in questo settore, perché la gente ci sta dando voce e credo che sia super, vediamo dove andremo a finire.»

Mentre parliamo ci troviamo a Parigi, la città che da adolescente ha fatto incontrare Chloé con basso e chitarra. «Una delle cose che preferisco fare qui è camminare lungo la Senna scendere all’Île Saint-Louis, e mangiare un gelato lì. È una cosa che facevo da bambina. Qui ci sono un sacco di posti fantastici, è così difficile scegliere dove andare. Ultimamente un club che amo è il Carbone, adoro quello che hanno fatto all’interno e l’impianto audio che hanno. Takara invece è il mio ristorante preferito a Parigi, è nel deuxième. Si può trovare di tutto, dal sushi al vero e proprio cibo giapponese tradizionale con diverse carni e verdure, il tutto in un ambiente molto accogliente. È fantastico.» Nel 2021 arriva il suo singolo di debutto, Love Ain’t Over nato da un periodo difficile e dal bisogno di spingersi oltre. «Se state attraversando una rottura come prima cosa rivolgetevi a un terapeuta. Penso che quando ci troviamo ad affrontare la fine di un amore dobbiamo assicurarci di riassorbire l'amore che abbiamo dato. Infine, riconnettetevi con i vostri amici. Uscite, ascoltate musica, ballate. Uscite dalla vostra testa.» Accogliere la musica come compagna, sembra essere il credo o forse il bisogno più profondo di Chloé. «Se ami la musica e vuoi iniziare a fare la deejay, ti dico di andare, andare e non mollare. Ma sappi che è un lavoro duro, devi impegnarti, imparare a fare musica, ascoltare dischi, guardare documentari. Un sacco di persone sono in questo settore da molto tempo, ci sono tantissime persone che ammiro e che mi hanno insegnato molto. Quindi fai domande, impara, esci, assorbi tutto e continua ad andare avanti, senza ripensamenti.»

Credits
Photographer: Enzo Tonati
Photographer Assistant: Jacky Varlet
Interview: Anna Paola Parapini