
Moda e cultura degli "Swinging Sixties" Londra, le minigonne, Twiggy, la space age culture e la musica come simbolo di cambiamento sociale
Se gli anni Cinquanta erano in bianco e nero, gli anni Sessanta sono in technicolor. Pop è la parola d’ordine degli anni ’60. Gli “Swinging Sixties" sono il decennio determinante per la Gran Bretagna.
È il decennio dello youthquake, quello in cui ai figli del baby-boom, ormai giovani adulti, viene data voce per la prima volta e con la loro carica innovativa riescono ad imporre alla società una svolta di enorme importanza, ponendosi come modello di riferimento della cultura del cambiamento.
In soli dieci anni, Londra si trasformò da città squallida e conservatrice ad essere l’ombelico del mondo, fatta di libertà, speranza e promesse. Era la città dove tutto era possibile. Tutto ciò che è inglese, a partire dagli abiti, dalle scarpe, dai dischi e dagli accessori, diventa automaticamente di moda. I giovani europei ed americani non rinunciano al fascino brit e migrano verso l’isola per respirare l’aria di libertà, ascoltare musica, adeguarsi al look swinging e cogliere meglio lo spirito dei tempi.
È stata Diana Vreeland, direttrice di Vogue nel 1965, a definire Londra la città più alla moda dell’epoca, un vero e proprio laboratorio di tendenze e stili, mecca dello shopping dei teenager con suoi negozi Biba, Bazaar e Ossie Clark e le vetrine coloratissime di Carnaby Street a Soho. Tutte, ma proprio tutte le tendenze sembrano partire da qui.
Non solo moda
In questo decennio si realizza una vera e propria rivoluzione sociale che si manifesta in primis attraverso l’abbigliamento ma anche e soprattutto attraverso importanti stravolgimenti politici, sociali e culturali in cui si cerca un mondo con maggiore apertura, tolleranza e democrazia. In questo vengono influenzate anche le arti, la letteratura e la musica che subirono profonde innovazioni, adottando nuovi linguaggi espressivi.
Il settimanale Times nell’Aprile del 1966 conia il termine “Swinging London”, cosi facendo la rende la capitale dello stile: dalla musica alla moda giovane, tutte le tendenze nascono sulle rive del Tamigi. La capitale britannica viene così consacrata a centro attivo della cultura giovanile, capace di attrarre un’intera generazione dal resto d’Europa e persino dagli Usa. Insomma, tutto quello che nasceva a Londra diventava subito di moda, subito “cool”.
La musica è uno degli aspetti più importanti e determinanti degli anni '60. Per quanto il rock and roll iniziò ad avere un effetto già dagli anni ’50 in Gran Bretagna, fu solo all'inizio di questi fatidici anni con l'emergere dei gruppi "British Invasion" come i Beatles, che la musica apportò davvero i suoi cambiamenti rivoluzionari. I Beatles sono un esempio lampante di come la musica abbia influenzato la vita dei giovani britannici, che iniziano a difendere le loro convinzioni e la loro individualità.
Sebbene la Gran Bretagna non fosse direttamente coinvolta nella guerra del Vietnam, artisti britannici come l’ex Beatles John Lennon, portarono all’attenzione di tutti gli orrori della guerra, attraverso canzoni come "Give Peace a Chance”. I fans seguirono le orme dei loro idoli per perseguire la pace e la libertà. Questo è diventato uno dei maggiori aspetti associati al movimento hippie. La gente ha iniziato a sfidare e mettere in discussione le autorità, qualcosa che sarebbe stato inaudito dieci anni prima.
Ancora per poco, però, perché entro qualche anno l’energia e l’effervescenza giovanile avrebbero cambiato pelle e dal brio della swinging London si sarebbe passati alla rottura generazionale e alla ribellione del ’68.